Il restauro di una falsa rovina: il Tempio diruto di Villa Albani Torlonia.

Ago 04, 2023

"È probabilmente il primo Tempio diruto della storia dell’architettura, e lo volle il cardinale Alessandro Albani, nel giardino della sua sontuosa Villa sulla via Salaria, alle porte di Roma, costruita su progetto di Carlo Marchionni dal 1747 al 1763. Johann Joachim Winckelmann si occupò di ordinare l’immane collezione di opere d’arte antica lì allestita, Anton Raphael Mengs affrescò sulla volta del salone principale il Parnaso, e si presume che Giovan Battista Nolli abbia operato nella sistemazione a terrazzamenti, giardini ed edifici minori dell’ampia area circostante la Villa (dall’acquisizione nel 1866, divenuta Albani-Torlonia)."

Parte delle mancanze, delle lacune, della disgregazione e più in generale del deterioramento della materia è componente sostanziale del monumento.

La finzione dell’antico passa anche dalla simulazione della rovina. Tra i fattori che avvalorano la sensazione di trovarsi di fronte ad un edificio classico v’è senz’altro la frattura del frontone e delle parti sottostanti. Sembra infatti di poter immaginare il crollo che coinvolge, con un’inclinazione di 45° circa, tutti gli elementi della porzione destra della facciata, dal timpano, alle colonne, fino al crepidoma. La sensazione del crollo è ulteriormente amplificata dalla realizzazione della muratura cadente a vista.


A seguito della campagna di indagini strutturali eseguita sul fabbricato, si è ritenuto necessario prevedere e mettere in opera un sistema di interventi che, compatibilmente con la storicità del bene e di concerto con il progetto architettonico e di restauro delle superfici decorate, ha apportato un contributo significativo anche nella riduzione del rischio sismico per il piccolo e delicato monumento.


Dal momento che alcune delle manifestazioni di degrado individuate partecipavano attivamente, insieme al crollo simulato del lato destro dell’edificio, alla finzione di rovina, l’obiettivo dell’intero intervento di restauro è stato quello di riconoscere e rispettare tale peculiarità, intervenendo esclusivamente sulle cause del più grave decadimento fisico e materico che ponevano a rischio la conservazione stessa del manufatto.